“In questo preciso momento i libri sono in pericolo. Possiamo spingerci oltre dicen do che sono in pericolo l’immaginazione e le idee, e quando questo succede lo è anche la nostra realtà”.
Esplorare l’ignoto per Azar Nafisi, scrittrice iraniana di fama mondiale e prima donna a essere eletta nel Parlamento del suo paese, significa battersi per la libertà, individuale e collettiva, nel nome dell’arte, che ci prende e ci trascina in un viaggio che non ha prezzo “a testimonianza del mondo qual è e quale dovrebbe essere”.
Come nel suo libro, che presenterà al Festival, Leggere pericolosamente, in cui si chiede se la letteratura esercita un effettivo potere sulla nostra vita quotidiana. La risposta sta nelle cinque lettere che tra il 2019 e il 2020 Azar Nafisi ha indirizzato al padre: mescolando magistralmente vita quotidiana, ricordi d’infanzia e critica letteraria, Nafisi riesce a farci riflettere sulla situazione contemporanea. Perché leggere pericolosamente significa accogliere l’irrequietezza e il desiderio di conoscenza di cui i capolavori della letteratura ci fanno dono, aiutandoci a smascherare ogni impulso tirannico, fuori e dentro di noi.
Azar Nafisi è figlia di Ahmad Nafisi, ex sindaco di Teheran, e di Nezhat Nafisi.
Testimone della rivoluzione islamica e della presa di potere dell’ayatollah Khomeini, Nafisi, proveniente da un’educazione fortemente occidentale, è diventata presto un’oppositrice del regime.
È negli Stati Uniti, però, che scrive il romanzo Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue, il quale l’ha consacrata come una delle più capaci e promettenti scrittrici iraniane.
Con Leggere pericolosamente, Azar Nafisi chiude il quartetto di romanzi di denuncia iniziato con Quell’altro mondo, Leggere Lolita a Teheran e La Repubblica dell’immaginazione, tutti editi da Adelphi.